Una pace perfetta
Amos Oz
Feltrinelli, 9.00 €
Nell’inverno del 1965 Yonatan, residente in un kibbutz israeliano, decide di abbandonare tutto – moglie, cane, lavoro, casa, amici – e di cercare altrove se stesso. Forse in quelle città moderne e caotiche di cui lui vede da lontano le luci, o forse verso il deserto con la sua forza rigeneratrice.
Ma l’arrivo improvviso di un giovane che chiede di entrare a far parte anche lui della comune, sconvolgerà i suoi piani e la vita di gran parte dei membri del kibbutz.
La trama del romanzo é semplicissima, il suo andamento è decisamente monotono, quello che ne dà sostanza è invece l’enormecostruzione psicologica dei personaggi – divisi in due gruppi, i giovani e gli anziani, entrambi con i loro sogni e le delusioni, in un eterno contrasto generazionale - e la descrizione di com’è vivere in un kibbutz (il suo credo sociale e politico, la suddivisione dei lavori stagionali e annuali, i rapporti interpersonali fra i membri, le attività extra-lavorative, la sua amministrazione, ecc.), ed è proprio il kibbutz stesso a prendere la parola e a farsi narratore di tutta la vicenda.
Nonostante l’interesse per i temi trattati nel complesso però è un libro che non decolla, è lentissimo e ho quasi tirato le cuoia per finire di leggerlo! Inoltre Oz ha il vizio di dare per scontato che qualsiasi lettore conosca alla perfezione la storia di Israele e i conflitti bellici di cui è stata centro, ma dato che per me non è assolutamente così e stata una sofferenza capirci qualcosa...
Questa è stata la prima volta in cui ho affrontato un libro di Oz, ed era stato il caso ad avermi fatto acquistare questo romanzo: in libreria spiccava tra tutti, con quella bella fotografia dai colori tenui di una famiglia felice.
Ho preso comunque nota di altri due titoli di Oz: “Una storia di amore e di tenebra” e “La scatola nera”. Passerà del tempo però prima che mi decida a prenderne almeno uno!
6½/10
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