lunedì 28 luglio 2014

Io ti guardo


Io ti guardo
Irene Cao
Rizzoli, 5 € [sì, CINQUE! io l’ho preso in biblioteca, quando per curiosità ho guardato il prezzo sono rimasta sorpresa]
 
Quando c’è stato il boom della saga di “Cinquanta sfumature, ecc..” ne ho rimandato la lettura a tempi futuri, ma quando ho trovato per caso il primo volume della serie erotica made in Italy in risposta a quella inglese, mi sono lasciata tentare subito.
E’ la storia di Elena, restauratrice ventinovenne che abita a Venezia, e della relazione piccante (mado’... che termine) che intraprende con un aitante chef, che veste di lino anche a novembre, dalle tendenze sadomaso.
La loro relazione è puramente sessuale, i sentimenti non sono coinvolti e i quattro/cinque (non mi ricordo) appuntamenti tra i due si basano esclusivamente su giochi erotici che toccano varie sfere, dal gusto al tatto, dalla vista all’abbandono sfrenato. In tutte è lui a comandare.
Praticamente quello che a grandi linee capita ad Elizabeth nel film “Nove settimane e ½”. Niente di nuovo.
La caratterizzazione dei personaggi è praticamente assente, le scelte di Elena che la portano ad avvicinarsi a Leonardo non sono analizzate. Così come non sono approfondite le dinamiche psicologiche che si instaurano tra i due; capisco che la loro relazione esclude l’innamoramento ma ci sarà pur qualcosa che li tiene uniti a livello emotivo a parte la frase, ripetuta 300 volte da lei, “Mi attrae in un modo che non so spiegarmi”...?
Poi ogni loro incontro casca inesorabilmente nei clichè dei romanzi/film erotici (quindi il ménage à trois ovviamente non può mancare).
Una cosa mi ha lasciata perplessa: in questo libro non si usa nessun tipo di contraccettivo. E loro trombano felicemente senza pensare né alle malattie veneree, né all’AIDS, né ad eventuali gravidanze. BAH!
Comunque ha il vantaggio di essere un libro molto scorrevole e stampato su pagine spesse come cartone, quindi se volete portarvelo in vacanza come tappa buchi ve lo consiglio.
La serie prosegue con altri due volumi, ma a questo punto io mi butto sulle “Cinquanta sfumature di grigio”!

venerdì 25 luglio 2014

Amore


Amore
Isabel Allende
Feltrinelli [regalo di Natale]
 
La mia indifferenza verso i libri della Allende ha toccato il picco massimo dopo aver letto “Ritratto in seppia” circa quattro anni fa, cioè quando ormai avevo letto un buon 50% della produzione letteraria della Allende ed ero riuscita a capire che come scrittrice ormai non faceva più per me.
A Natale però mi è arrivato proprio un libro della Allende. Questa è una raccolta dei brani più significativi in merito ad amore, sesso e sentimenti, estrapolati dalla sua bibliografia.
Nonostante la Allende stessa precisi a fine volume che “gli editori tedeschi che hanno avuto l’idea del libro l’hanno assicurata che le scene scelte, tutte insieme, NON correvano il rischio di sembrare tutte simili”, devo confermare però che tutto si è invece avverato...
Una raccolta utile per chi non ha MAI letto in vita sua la Allende e vuole avere un excursus veloce sul suo modo di scrivere/sui soggetti/ecc... ma per chi come me si è già letta abbastanza di suo, un libro così confezionato rischia di essere ripetitivo e privo di fascino - diversi brani letti fuori dal contesto narrativo infatti non hanno nulla di attraente.

mercoledì 23 luglio 2014

Favole al telefono


Favole al telefono
Gianni Rodari
Einaudi, 11.50 €
 
Partendo da un papà sempre lontano per lavoro, che telefona ogni sera a casa alla sua bambina per raccontarle la favola della buonanotte, ecco ricavato il “pretesto” per raccogliere tutte le fiabe che, dal 1962!, sono diventate un classico della letteratura per bambini.
A loro vantaggio queste storie hanno la brevità, poi sono divertenti, bizzarre, e hanno sempre una morale di fondo che fa capire al bambino che le legge (ma anche all’adulto) come comportarsi BENE.
Alcune fiabe, verso la conclusione del volume, le ho trovate un po’ cupe... sono quelle che hanno chiaramente un’ispirazione più realistica, di attualità, come “Il muratore della Valtellina” e “Case e palazzi”; mentre il resto della raccolta resta complessivamente su un tono fantasioso, di ribaltamento del quotidiano.
Le favole che ho preferito sono state quelle con protagonisti Giovannino Perdigiorno e Alice Cascherina, e starò dicendo una cosa ovvia tant’è che tantissimi bambini “di ieri” sono legati proprio a queste due figure simpaticcissime!
E’ stato bello scoprire questo capolavoro da adulta, tra i miei libri di bambina Gianni Rodari non c’è (cosa stranissima!!), ma mi sono ricordata – e non c’entra nulla con questa recensione - che la mamma e il papà ci concedevano ogni tanto, a me e a mia sorella, di ascoltare le fiabe della buonanotte del 1664 della Sip. ;)
"Favole al telefono” ve lo straconsiglio, anche come regalo di lettura per bambini dai 5/6 anni in sù. Io a Natale lo regalerò sicuramente ai miei nipotini che hanno già l’età giusta, non deve proprio mancare nella biblioteca di chiunque!

mercoledì 16 luglio 2014

L'amore dura tre anni

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L’amore dura tre anni
Frédéric Beigbeder
Feltrinelli, 7 €
 
Marc Maronnier racconta della fine del suo matrimonio e attraverso una serie di aforismi spiega perché ogni relazione è destinata ad avere una data di scadenza: tre anni, non di più, e la morte dei sentimenti è assicurata.
E’ un libro che non mi ha lasciato nulla. L’ho trovato persino fastidioso, è un continuo ripetersi di frasi ad effetto a commento di una vita - quella di Marc nonché alterego dell’autore – che in realtà è focalizzata su mondanità e cazzeggio, quindi come si pretende che una relazione SERIA riesca, con un contorno del genere, a durare più di tre anni?
Non ho trovato nessuna frase in riferimento ad affetto e rispetto reciproco nella coppia. A quanto pare per il protagonista/autore una relazione sentimentale non prevede nulla di tutto ciò. E allora hai voglia a dire che l’amore non dura più di tre anni...

giovedì 3 luglio 2014

The professor

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The professor
Charlotte Brontë
Penguin Classics [trovato al Libraccio a € 1.78!!]
 
“Jane Eyre” di Charlotte Brontë è stato, insieme a “Storia di Ada” di Carlo Cassola, il romanzo che ha segnato le mie prime appassionanti letture “da grande” (13 anni...). Ora avevo voglia di leggere qualcos’altro della Brontë e nella mia mastodontica TBRL c’era lui, “The professor”, acquistato nel 2001 (mamma miaaaaa).
E’ la storia di William Crismworth che dall’Inghilterrra, per sfuggire a degli zii che gli prospettano in eredità una vita già preimpostata e tediosissima, e per sfuggire poi dopo una breve parentesi dall’azienda del fratello in cui è costretto a mansione di impiegato-traduttore-francese-tedesco, finisce a Bruxelles a fare... l’insegnante madrelingua di inglese (!!) mah così, perché non sapeva cosa fare.
Come insegnante è un fenomeno e trova subito un secondo impiego in una scuola femminile, in contemporanea col primo in un istituto maschile.
Da qui parte il racconto vero e proprio, che vedrà Crismworth innamorarsi e... interrompo il quadro generale dell’opera, altrimenti svelerei troppi dettagli.
Il romanzo si fa leggere davvero bene, non mi aspettavo che in lingua originale la Brontë fosse così facile leggerla! Purtroppo la storia e il protagonista non sono il massimo, e ho notato un continuo insistere sulle differenze fisiche e intellettuali tra gli inglesi e gli abitanti del “continente” (Francia, Belgio, ecc...), a discapito ovviamente di questi ultimi che risultano un poco ottusi, assai cessi e pure rozzi. Si sa che il patriottismo inglese spadroneggia sempre sopra ogni cosa...!
Quindi William Crismworth è simpaticissimo, sì sì come no, e l’ho trovato odioso anche per la libertà che egli ha, come uomo, nella società rispetto alle donne che  incontra. In quanto a “libertà” mi riferisco a quella di prevaricazione sull’essere femminilie: egli si sente già superiore a priori per via delle differenze culturali con gli abitanti belgi, ma vede poi la donna come oggetto su cui sfogare il suo maschilismo.
Già un protagonista così antipatico fa calare di molto il mio giudizio, se aggiungo poi la prevedibilità di un happy-end, allora il romanzo è quasi da bocciare.
Resta comunque una lettura facile e veloce, aiutata anche dalle numerose note in fondo al volume (soprattutto a spiegazione dei tanti riferimenti biblici usati nel corso della narrazione).
Non mi resta che riprendere “Jane Eyre” in mano per la quarta volta, sono passati ormai dieci anni e una nuova rilettura forse mi aiuterà a capire che il successo di un volume probabilmente dipende esclusivamente dal punto di vista, quello femminile – essendo Charlotte Brontë donna e non uomo – forse si addice di più!